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Women gardeners. Il giardinaggio, una passione travolgente

Jane, Gertrude, Edith, Vita, Beatrix, Margery, Rachel sono le sette donne di cui si parla all’interno di questo volume insolito che ETS ha pubblicato nel 2016. Tutte vissute tra l’Ottocento e il Novecento in Inghilterra o negli Stati Uniti e, quel che più conta, tutte appassionate di giardinaggio. Eppure, a pensarci bene, l’abbinamento donne-giardino suona bizzarro, come se questa attività fosse nell’immaginario collettivo destinata agli uomini.

Infatti, come spiega l’autrice Paola Fanucci, “se inizialmente il giardinaggio veniva considerato prerogativa maschile, e a partire dal Seicento un’attività scientifica aperta a livello amatoriale anche alle signore dell’alta società, nel corso del Settecento molte sono le donne che animano i salotti culturali nei quali si dibattono i temi del giardino. Ma è soprattutto tra Otto e Novecento che il rapporto donna-giardinaggio si impone e si qualifica assumendo i caratteri di storia sociale e diviene un fenomeno culturale e ideologico di grande originalità. In questo periodo le donne iniziano ad acquisire una sempre maggior consapevolezza del rapporto che le lega alla natura e cominciano ad esplorare le proprie capacità di indagarla e modellarla con occhio artistico” (pp. 15-16).

Quello che l’autrice ci trasmette non è quindi una mera rassegna di vite di donne singolari, ma una sorprendente raccolta di disegni raffinati, eleganti, di appunti fatti di consigli e riflessioni su quest’arte antica che riflette l’amore per la terra e per i suoi doni, di immagini evocative di giovani intente alla cura di fiori e piante. L’autrice tratteggia dunque dei ritratti di donne che decidono di fare del giardinaggio una ragione di vita, le riporta a vivere attraverso questo studio attento e approfondito, condotto con uno stile scorrevole che permette di godere di una lettura oltremodo inusuale e istruttiva. Le protagoniste delle pagine della Fanucci, come molte altre donne di quell’epoca dedite al giardinaggio, non sono tra l’altro solo casalinghe, ma anche letterate, bibliofile, pittrici, segretarie che, smesse le costrittive vesti quotidiane, fatte di busti e corsetti, indossano abiti da lavoro e stivali da giardinieri e si adoperano per rendere il giardino un’estensione del proprio sé, una manifestazione delle proprie ambizioni e dei propri sogni. “Non più specchio esclusivo di sentimenti privati, per numerose donne il giardino diventa anche uno spazio privilegiato per pratiche progettuali. Si delinea così e si afferma con sempre maggior precisione, soprattutto in ambito angloamericano, la figura del landscape gardener al femminile che anticipa quella dell’architetta di giardini. Con l’inizio del XX secolo sorgono in Inghilterra scuole femminili finalizzate alla formazione professionale delle paesaggiste: nel 1901 viene fondata la Lowthorpe School of Landscape Gardening for Women, seguita dalla Cambridge School of Architecture and Landscape che nel 1915 apre l’accesso alle ragazze” (Luisa Tongiorgi Tomasi, Donne e giardini, in Paola Fanucci, Women Gardeners, p. 12).

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