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Umberto Eco e quella libertà di sbagliare che non rende schiavi

 
Guglielmo da Baskerville, il protagonista principale de “Il nome della rosa” di Umberto Eco, è un personaggio di grande fascino, con i piedi nel Medio­evo e la testa nell'età moderna, e forse anche oltre. Proprio come il suo autore, che nella storia e nella cultura di ogni tempo si muoveva, pensava, giocava, avendo ben presente l’oggi e quanto quell’oggi già teneva in incubazione del domani.
 
"Ma allora," ardii commentare, "siete ancora lontano dalla soluzione…"
"Ci sono vicinissimo," disse Guglielmo, "ma non so a quale."
"Quindi non avete una sola risposta alle vostre domande?"
"Adso, se l'avessi insegnerei teologia a Parigi."
"A Parigi hanno sempre la risposta vera?"
"Mai," disse Guglielmo, "ma sono molto sicuri dei loro errori."
"E voi," dissi con infantile impertinenza, "non commettete mai errori?"
"Spesso," rispose. "Ma invece di concepirne uno solo ne immagino molti, così non divento schiavo di nessuno."
 
[da Il nome della rosa di Umberto Eco]  

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