Narrare le diversità non è facile. C’è sempre il rischio che compassione (pur nel senso alto del termine) e letterarietà sopravanzino la realtà. C’è riuscito, invece, Giacomo Mazzariol, un ragazzo appena ventenne, raccontando di un fratello speciale (Mio fratello rincorre i dinosauri, Einaudi, 2016). Speciale perché down. A suo modo un ‘supereroe’, prima rifiutato poi ritenuto il migliore amico. Mazzariol ha scritto un romanzo di formazione, e senza bisogno di inventarsi nulla.
“Insomma, è la storia di Giovanni, questa. Giovanni che ha tredici anni e un sorriso più largo dei suoi occhiali. Che ruba il cappello a un barbone e scappa via; che ama i dinosauri e il rosso; che va al cinema con una compagna, torna a casa e annuncia: «Mi sono sposato». Giovanni che balla in mezzo alla piazza, da solo, al ritmo della musica di un artista di strada, e uno dopo l'altro i passanti si sciolgono e cominciano a imitarlo: Giovanni è uno che fa ballare le piazze. Giovanni che il tempo sono sempre venti minuti, mai più di venti minuti: se uno va in vacanza per un mese, è stato via venti minuti. Giovanni che sa essere estenuante, logorante, che ogni giorno va in giardino e porta un fiore alle sorelle. E se è inverno e non lo trova, porta loro foglie secche. Giovanni è mio fratello. E questa è anche la mia storia. Io di anni ne ho diciannove, mi chiamo Giacomo.”
[da Mio fratello rincorre i dinosauri di Giacomo Mazzariol]