Scrivere è terapeutico: lo dice la psicanalisi e un grande autore come Italo Svevo ha impostato un libro, La coscienza di Zeno, sul potere curativo della scrittura. Hai passato una brutta giornata? Scrivi! Ne hai trascorsa una indimenticabile? Scrivi a maggior ragione! Chi ha detto, infatti, che gli scrittori debbano avere tutti un cuore infranto da curare, una salute mentale altalenante e un modo di essere umorale e inaffidabile? Tutt’altro! Se prendiamo Stephen King e Haruki Murakami, due dei maggiori scrittori mondiali, possiamo notare come entrambi facciano affidamento su una vita coniugale soddisfacente e trovino le proprie ispirazioni ricorrendo a un mix sapientemente realizzato tra fantasia e realtà. Soprattutto, scrivendo ci si affranca dal potere deprimente dei problemi lavorativi, delle difficoltà quotidiane, delle parole non dette e di quelle inopportune. Perché? Perché scrivere permette di osservare la realtà con il giusto distacco o di variare il punto di vista sulle cose; scrivere consente di vestire i panni degli altri, di agire in modo diverso da come faremmo nella nostra vita e di comprendere così il motivo dei comportamenti di chi ci circonda. Un esercizio utile da svolgere? Cercate di ricordare l’ultima incomprensione che vi ha condotto a una discussione con una persona a voi cara. Adesso provate a raccontare come si sono svolti i fatti, vestendo i panni del vostro “avversario”, assumendone il punto di vista e cercando di narrare l’accaduto come presumibilmente farebbe lui. Alla fine di questo esercizio avrete ottenuto due scopi: cambiare il tipo di sguardo sulla vostra vita e imparare a impersonare il ruolo di un altro che conoscete bene. E chissà, forse avrete anche ritrovato la giusta calma!
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