La poetessa Maccarrone osservava trasognata il cangiante baluginio dei riflessi del sole sulle onde. L’estate era da sempre latrice di visioni idilliache e carmi appassionati. Conturbata dal tremolante luccicore della marina e forse stordita dalla calura del meriggio s’addentrò fidente tra i bassi flutti. La bocca spalancata per l’estasi del momento, ammaliata dallo spettacolo pelagico. Allontanandosi dall’arenile s’accorse che tanta meraviglia le stava togliendo il respiro. Quell’oceano le era entrato dentro… riempiendole i polmoni. Fu trascinata a riva da un solerte bagnino, lo sguardo inebetito della miracolata. Intitolò la nuova raccolta di liriche: «Acque alla gola».