Dopo cenato, la mamma piglia una seggiola di cucina, la porta giù fòri nel ridotto, si mette a sedere e chiacchiera un’ora o due con le pigionali. Le mie sorelle passeggiano insieme ad altre ragazze su e giù per la “Stufa Secca” e ciabano e ridono rumorosamente. Nell’osteria della “Cocchiera” gli uomini giocano alla morra e alle carte. Davanti a casa mia, in una specie di prato con l’erba rada, mescolata di terriccio, io ruzzo con i ragazzi del rione facendo a giro tondo all’ambasciatore a schiantacipolle, alla bella insalatina a cane in catena.
Nell’orto di “Nanni” lì prossimo, ci sono parecchi alberi bell’e fio-riti. L’aria tiepida, mette addosso una voglia matta di correre e di berciare. Sui monti lontani guizzano, a brevi intervalli, i lampi si-lenziosi che annunziano il cambiamento della stagione.
Passa una serenata.
Quando sono stracco da non poterne più, vo’ verso la mamma e mezzo sdraiato per terra, m’addormento appoggiando il capo sulle sue ginocchia. La mamma mi ridesta in casa mentre mi mette a let-to per farmi dire le “devozioni.”
Tratto da: Aneliti – Posa inedita di vita vissuta (1978)
Contenuto in “Opere” (Betti Editrice)