Portava sulla schiena due grandi ali di cartone. Le aveva attaccate malamente all’età di sei anni dopo che sua madre gli parlò delle divine schiere celesti. Angeli, arcangeli e cherubini invasero la sua fantasia, usurpando ogni altro pensiero. Le appendici furono strappate solo nei periodi di soggiorno forzato, in istituto. Persino adesso che in faccia aveva rughe profonde incise col bulino continuava a tenerle, ormai lerce ed arricciate. In strada camminava lento, con la cicca perennemente accesa, indossando il suo completo che del bianco aveva solo il ricordo. Loro ridevano, urlavano, parlottavano fin quando un pomeriggio lo videro librarsi in volo e non fare ritorno.