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Orix e Crake. Il profetico romanzo di Margareth Atwood

“Orix e Crake” (Ponte alle Grazie) è un romanzo di fantascienza post apocalittica e distopica pubblicato nel 2003 dalla scrittrice canadese Margaret Atwood con il titolo in italiano “L'ultimo degli uomini”, ripubblicato nel 2021 proprio per la capacità profetica e visionaria contenuta nel testo. Si parla di una pandemia, di un controllo genetico sulla razza umana nel tentativo fallace di “migliorarla”. L’autrice ci mette in guardia dall'abuso dell'ingegneria genetica e tratta temi sociali quali lo sfruttamento sessuale minorile e il lavoro infantile. Perché, ripetendo le parole di Jonathan Swift “la mia intenzione principale era informarvi e non divertirvi”. Per questo se il tema della distruzione del genere umano non è certo originale e guardare all’ultimo rappresentante come a un novello Robinson Crusoe, che cerca di sopravvivere fra i relitti di un mondo scomparso, è un tema molto trattato, la grandezza dell’autrice sta nello stile e nel linguaggio decisamente alto. Se Robinson rappresenta la fede nel progresso e nella capacità di resistere grazie all’intelligenza e alla capacità di adattarsi, qui il messaggio è decisamente pessimista.
 
Quando una civiltà è ridotta in polvere e cenere» disse, «l’arte è tutto ciò che rimane. Immagini, parole, musica. Strutture fantasiose. Il pensiero – il pensiero umano, voglio dire – è determinato da esse. Devi ammetterlo». «Non è esattamente tutto ciò che rimane» disse Crake. «Di questi tempi gli archeologi sono altrettanto interessati alle ossa rosicchiate, ai vecchi mattoni e alla merda fossilizzata. A volte anche più interessati. Credono che il pensiero umano sia determinato anche da questo».
 
Margaret Eleanor Atwood è una poetessa, scrittrice e ambientalista canadese, femminista e attivista, è stata vincitrice di molti premi, ma soprattutto due volte del prestigioso Booker Prize. Conosciuta particolarmente dal grande pubblico per Il racconto dell’Ancella da cui è stata tratta una serie televisiva molto popolare, spesso si è ispirata alle favole e ai miti, rivivendoli in chiave femminista come “Il canto di Penelope”. Grazie a numerosissimi flashback Snowman, protagonista e ultimo degli uomini ci racconta la sua storia, inquietante decisamente, ma sa affascinarci con la ricostruzione di un mondo nuovo. Il protagonista si sveglia all’alba e per abitudine guarda l’orologio con il quadrante vuoto, mentre ascolta la marea che sale e lambisce le barriere, come il ritmo cardiaco del mondo. Vorrebbe non essersi mai svegliato. Ripensa “Vi ricordate quando si poteva andare ovunque in macchina? Vi ricordate quando tutti vivevamo nelle plebopoli? Vi ricordate quando si poteva volare in qualsiasi posto del mondo senza paura? Vi ricordate le catene di locali che vendevano Hamburger, sempre di vera carne, le bancarelle di hot dog? Vi ricordate quando votare era importante…”.
 
I personaggi, Snowman, Crake e Oryx; tutti profondamente diversi, ma ben tratteggiati e soprattutto in un certo senso tutti vittime del delirio di onnipotenza. Snowman, classico ultimo degli uomini che si districa per sopravvivere in una terra desolata con una strana tribù: i Craker. Grazie a un sapiente uso del flash back, su tre piani narrativi scopriremo a poco a poco gli eventi passati che hanno portato Snowman- o meglio Jimmy – e gli esseri umani verso la loro spaventosa fine. La sua vita è tetra, isolata e fatta di rimpianti per ciò che ha perduto, che con tutti i suoi limiti e aspetti negativi lo rendeva un essere umano legato ai sentimenti. E ai desideri. Primo romanzo di una trilogia, pur non amando il genere devo riconoscere che si tratta di un grande romanzo, ripubblicato non a caso durante la pandemia con risvolti originali – spaventosamente vicini a noi – sebbene non si allontani dal modello classico dei post-apocalittici; ma va detto che vent’anni fa, quando fu pubblicato il genere non era stato così sfruttato. La vasta cultura dell’autrice fa sì che si avvertano continui rimandi sia ad episodi della vita contemporanea, sia a scrittori di epoche precedenti, ma anche film, pensiamo all’indimenticabile Blade Runner con i suoi replicanti, destinati a durare un tempo molto limitato e sempre suscettibili di perfezionamento.
 
 “Forse Crake aveva ragione, pensa Snowman. Nel vecchio ordine delle cose la competizione sessuale era stata spietata e crudele: per ogni coppia di amanti felici c’era uno spettatore depresso, l’escluso. L’amore era una cupola di vetro trasparente. Potevi vedere i due al suo interno ma non entrarci.” E così si trova una nuova modalità per il sesso, molto discutibile e meccanica. “Quand’è che il corpo si era lanciato nelle sue avventure private…Doveva essersi stancato dei rimproveri piagnucolosi dell’anima e delle ragnatele tessute dall’ansia della mente che lo distraevano ogni volta che ficcava i denti in qualcosa di succoso o le mani su qualcosa di buono.”  Il corpo al centro della rappresentazione letteraria di questo romanzo con i suoi difetti e le sue grandezze. Va preso coì com’è, anche se è debole per i virus e per le complicazioni psicologiche, ma questo fa parte di noi. Va migliorato ma non estirpato, cosa ne sarebbe diversamente del genio? Dunque il romanzo di un'utopia, che come tutte le utopie è destinata al fallimento, ma può aprirci gli occhi più di innumerevoli verità sui problemi della Terra. Quello di Oryx e Crake è un mondo che potrebbe essere molto vicino, come abbiamo sperimentato con il Covid, ma soprattutto a poche sconsiderate risoluzioni di distanza da quello in cui viviamo oggi. Riflettiamo, sembra suggerirci Margareth Atwood, e sa farlo assai bene.

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