Ogni lunedì pomeriggio passavo dallo zio per un breve saluto. Trovavo sempre il vecchio incarognito al tavolo di cucina, immerso nel gioco, assieme a tre storici compagni. Quattro vedovi soggiogati dal fascino delle carte. Notai che il Damosso, avversario solitamente passionale, sedeva immobile nella penombra. Con quel naso adunco proteso sul panno verde ricordava un torvo gargoyle. Dopo alcuni minuti, allarmato dalla fissità dell’anziano, mi avvicinai e sfiorandogli il braccio avvertii una gelida rigidità. In mancanza di sostituti il trio non si era perso d’animo imbastendo un tressette col morto. Considerate le facce arcigne dei superstiti me ne andai salutando, anche il cadavere.