Galleggiare all'interno della cupola infondeva una sensazione di onnipotenza. L’azzurro del pianeta, visto attraverso gli oblò da quattrocento chilometri d’altitudine, pacificava l’animo. Durante la missione passavo il poco tempo libero contemplando dal modulo osservativo la curva magnificenza del globo. Fu quando sorvolammo il lato in ombra della Terra che vidi i primi bagliori. Compresi impotente che la barbarie umana aveva prevalso su ogni poesia, la stupidità sulla conservazione. Quei fuochi che ricordavano gli albori della civiltà al contrario ne accendevano l’estinzione. Mentre stavamo conquistando lo spazio, vecchi missili erano stati lanciati. Roghi nucleari.