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Le malelingue e la “tranquilla” vita di provincia nel romanzo di Luigi Pratesi

A chi non è mai accaduto di essere rapito nel vortice delle chiacchiere di paese? Ovviamente tutti siamo pronti a giurare e spergiurare di essere persone riservate ma – è bene confessarlo! – un paio di confidenze sul tale conoscente o sul tal altro non si negano a nessuno e magari, così facendo, la serata trascorre più rapidamente di quanto non si penserebbe. È quanto avviene a Maria, sensibile ed empatica protagonista del piacevole romanzo di Luigi Pratesi, “Le malelingue” (Betti Editrice,  collana Strade Bianche). Una cena di compleanno insolita, due chiacchiere tra amici e il gioco è fatto: in breve le vicende di Sara Sella, psicologa di Buonconvento, divengono il fulcro dell’intera conversazione tra commensali e la sua morte improvvisa in un incidente stradale di lì a poche ore appare non poco sospetta e degna di interesse per Maria che comincia così ad indagare privatamente sul caso.

Riuscirà a risolverlo? Non è certamente in questa sede che daremo una risposta, toglierebbe molta suspense a una lettura estremamente gradevole, ben condotta dal punto di vista stilistico, con una capacità di introspezione femminile non comune e soprattutto caratterizzata da una scorrevolezza che rende difficile interrompere la lettura prima di arrivare in fondo. E così il romanzo diventa l’espediente per scandagliare la vita di provincia, non meno fervida e ricca di quella cittadina, e per arrivare a cogliere l’insondabilità dell’animo umano che ancora una volta torna a sorprendere, soprattutto se, come spesso capita, si pensa che in un posto piccolo tutti conoscano tutti.

Ma quando una persona arriva effettivamente a conoscerne un’altra? – sembra chiedersi l’autore. Quando si può dire di essere in grado di sapere alla perfezione chi si ha davanti? Maria con la sua capacità di ascolto e di osservazione, con il suo modo cortese e insieme insistente di porsi nei confronti degli altri diviene un detective perfetto, permettendo al lettore di camminare per le strade di Buonconvento, di incontrarne gli abitanti, di respirare l’aria sottile della campagna toscana e di entrare in quell’atmosfera “che sa di buono”, perché nelle consuetudini dei piccoli centri abitati si ritrova la tranquillità del vivere quotidiano e l’attaccamento solido alle origini della nostra terra.

E del resto Maria è inarrestabile: comincia un’indagine serrata per sapere di più di Sara e della sua vita, arrivando persino a coinvolgere marito e figlia e l’amica Claudia che vengono ingaggiati nel tentativo di reperire più informazioni possibili. In questo modo sulla scena si animano vicende di ogni sorta e la storia si arricchisce di un numero sempre crescente di attori che interpretano una commedia umana realistica e vivace. Ai pensieri dei personaggi, alle riflessioni più intime, si alternano dialoghi dal ritmo serrato: in entrambi i casi la presenza di regionalismi rende l’insieme brillante, con quel humour toscano serpeggiante che induce sempre un lieve sorriso di simpatia. Un romanzo godibile, insomma, dalla struttura ben architettata, dove niente viene lasciato al caso.
 

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