Il ‘giallo’ si addice all’estate. E non mancano certo eccellenti autori anche in Italia. Tra costoro Maurizio de Giovanni, di cui è uscito il nono romanzo dedicato al commissario Ricciardi. Una storia ambientata a Napoli negli anni Trenta, che vede protagonista Vinnie Sannino, pugile dai sentimenti teneri ma dal pugno duro a tal punto da aver ammazzato l’avversario durante un incontro. Vinnie (ovvero Vincenzo) era andato a cercare fortuna in America al tempo della prima guerra mondiale (quando i migranti eravamo noi) ed era diventato un osannato campione di pugilato fino a quel maledetto incidente che, da vincitore sul ring, lo mise al tappeto nella vita. Dopo quindici anni torna nella sua Napoli a ricercare un amore mai dimenticato, quello di Cettina, che nel frattempo aveva sposato un ricco commerciante. Il caso vuole, però, che quell’uomo grande e grosso venga trovato morto con il volto tumefatto e con la tempia sinistra che “recava una strana depressione”. Chi se non il decaduto mito della boxe Vinnie Sannino poteva aver inferto un colpo così ferale? In un tourbillon di amori, di donne, di struggenti ricordi (bravissimo è de Giovanni nel creare delle sottotrame), il commissario Ricciardi dovrà fare appello non solo al fascino dei suoi occhi verdemare, ma al proprio grande intuito. Dentro una Napoli piovigginosa, autunnale.
Il vecchio neanche si gira, gli occhi velati sembrano scrutare un angolo tra cielo e mare. Dice, serio: non è il vento, questo. E’ l’autunno. Lo conosci, l’autunno?
Il ragazzo ha imparato che per certe domande del vecchio, all’apparenza incomprensibili, non ci sono una risposta giusta e una sbagliata. Per un po’ ha creduto che fosse svanito, che non avesse un contatto stabile con la realtà e che non potesse insegnargli niente. Questo prima di capire che imparava di più in un’ora passata in quella stanza piena di vecchiaia che in cento ore di corsi presso celebrati professori d’orchestra.
So quello che sanno tutti, Maestro. E’ una stagione intermedia, tra estate e inverno. Piove spesso, giornate calde e giornate fredde. Comincia la scuola. So questo.
Ma la musica?, pensa. Quando parliamo di musica? Io sono qui per questo. Perché mi hai mandato a chiamare?
Il vecchio si volta a metà.
Una stagione intermedia, dici. No. Non è così. L’autunno è l’inizio. L’autunno è la fine. E sai perché?
Ecco, la musica. Sta di nuovo parlando di musica, pensa il ragazzo con un brivido. Sta ricordando qualcosa che ha a che fare con la musica. Una volta, quando era ancora caldo e dalla finestra socchiusa entrava l’odore del mare, invece del vento freddo, il vecchio gli ha detto: se parliamo di sentimenti, parliamo di musica; non te lo scordare. E il ragazzo non se lo scorda.
Perché nell’autunno ci sta la perdita. Ecco perché.
Il vecchio lo dice con un tono diverso. Con un tono che ha dentro storie e ricordi. Con un tono che ha le partenze ma non i ritorni. Il ragazzo è pur sempre un artista, e la sua anima ha un lungo brivido.
La perdita, Maestro? La perdita? Quale perdita?
[Maurizio de Giovanni, da Serenata senza nome. Notturno per il commissario Ricciardi]