Come sempre era là, accovacciato vicino alla panchina, sotto al platano ormai spoglio. Il passamontagna calato, le mani nodose strette attorno al bavero di un vecchio loden malconcio. Forse fu la spiccia considerazione del mio saluto che lo destò dalle sue contemplazioni. Tese una mano, così mi avvicinai chiedendo se avesse bisogno d’aiuto. Al contrario fece un gesto che mi stupì. Non so perché scelse di mostrarsi proprio a me, erano anni che non toglieva il frusto copricapo. Sobbalzai. Il volto cuoioso era appena tratteggiato, un abbozzo inumano. Ricordai antiche voci di quartiere: quell’uomo integerrimo aveva messo la faccia in un affare scellerato, perdendola irrimediabilmente.