M’innamorai durante una delle romantiche conversazioni che avevamo all’ombra dei salici. Adoravo il suo portamento elegante e quel grazioso parasole ottocentesco così démodé. Starle vicino mi conduceva lustri addietro, complice il tripudio di pizzi e trine che l’abbellivano. Non c’eravamo mai sfiorati eppure turbato da platonico trasporto un pomeriggio afoso le chiesi la mano. Mi guardò sognante poi arrossendo staccò la protesi guantata dall’avambraccio porgendomela con un sorriso. Impressionato dal gesto mi defilai temendo che potesse svitare altri pezzi da sotto le crinoline. Delle ore con lei conservo languidi ricordi il più caro dei quali è l’arto in legno esposto sul camino.