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La favilla

Salì affannata sul tram ingombra di borse. Si sedette goffa sulla panca di fronte, lo scialle modesto le riparava la chioma castana dalla neve pungente. Occhi malinconici incastonati nel giovane volto contadino. Le guance arrossate rompevano il monotono lucore degli arborescenti cristalli che germogliavano sui finestrini. Nell’attimo in cui sorrise la vidi, radiosa. Il mio sguardo oltrepassò il robusto corpo di matrioska indovinando eleganti forme da zarina. Pelle di smalto e lineamenti regali. Quel gesto luminoso ne svelò l’animo perfetto di benigna creatura. Al capolinea la spiai allontanarsi danzando lungo gli argini ghiacciati della Moscova. Aggraziata ballerina di carillon.

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