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La cucina come ambiente vitale. Daniela Braccini ne racconta storia e simboli

Inutile nasconderselo: uno degli argomenti preferiti da noi italiani è sicuramente la cucina. Mangiare piatti appetitosi e preparare ricette genuine eppure gustose è forse il segreto alla base del successo di tante fortunate trasmissioni televisive, dagli ormai collaudati programmi Master Chef e Cuochi e Fiamme al più recente Il Ristorante degli Chef. Peraltro, anche la figura dello chef ha assunto un ruolo primario non solo tra i fornelli: Cracco, Cannavacciuolo e i loro esimi colleghi sono oggi diventati personaggi televisivi, noti al grande pubblicato, apprezzati non solo e soltanto per le loro considerevoli capacità culinarie ma anche per la loro personalità e per la sorprendente disinvoltura con cui passano dai fornelli ai set televisivi, dando prova di indiscussa bravura su più fronti.

Tuttavia c’è un aspetto della cucina che paradossalmente è sempre meno indagato, ossia l’ambiente in cui i piatti vengono composti, i cuochi si muovono e le pentole e le padelle trovano il loro naturale impiego. Se infatti con “cucina” in italiano si intende “l’arte di preparare piatti prelibati”, va detto che un altro significato non certo secondario è quello di “locale della casa”, luogo fisico in cui al calore dei fornelli si mischia spesso il calore della vita familiare e domestica. È proprio questa seconda accezione del termine che viene presa in considerazione da Daniela Braccini nel suo volume “La cucina come ambiente vitale. Storia e simboli di un luogo di trasformazione” (Edizioni Press&Archeos, 2018). In esso infatti l’autrice conduce un’interessante ricerca relativa a questo luogo magico che affronta da quattro punti di vista diversi, corrispondenti alle quattro sezioni del libro: Storia della cucina come ambiente, un excursus attraverso i secoli dal periodo etrusco in poi su come è cambiato questo spazio; La cucina come ambiente simbolico, in cui si affronta il tema della “sacralità” del luogo e si ricorda la caratterizzazione prettamente femminile che ha avuto per secoli e che in parte tuttora conserva; Gli utensili, i protagonisti dell’ambiente cucina, in cui coltello, cucchiaio e forchetta e tutti gli altri strumenti ineludibili nel processo di preparazione di un piatto vengono analizzati e “raccontati” al lettore anche con curiosità e notizie storiche; Riscoperta del luogo come spazio da condividere, ossia cosa è diventata oggi la cucina rispetto a un tempo.

In poco più di cento pagine, insomma, Daniela Braccini, con la sua scrittura scorrevole eppure non priva di rimandi filosofici e storici, ci fa riscoprire l’amore per un ambiente che troppo spesso diamo per scontato, abituati come siamo a viverci dentro, senza renderci conto di quanto esso sia significativo nella nostra storia personale e sia stato rilevante nella storia dell’umanità. In effetti questo piccolo saggio diviene un modo per riflettere sull’importanza del dare valore alle cose quotidiane, agli ambienti che ci riconnettono con le nostre tradizioni ma anche alla lentezza e all’amore per le cose genuine, quelle di una volta, che venivano bene perché fatte a mano e nel tempo che era necessario. La cucina è anche questo: è prendere il proprio tempo, fare il “vuoto dentro”, come ricorda l’autrice, e con calma riappropriarsi di una dimensione più umana della vita, perché sì, se è vero che “la tavola unisce”, va detto che la cucina è il luogo dove quell’unione si consacra.
 

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