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L’unica salvezza è la fuga

Quando si finisce di scrivere un romanzo? Quando si conclude l’ultima pagina. Mi direte voi che è un’ovvietà, e invece no. Di recente, una persona mi ha detto di essere certa che qualunque scrittore vorrebbe cambiare ogni singola parola del proprio romanzo fino a un momento prima di andare in stampa. Le ho detto: “Ecco, si vede che lei non scrive”. Lei mi ha guardato con aria incredula e mi ha chiesto spiegazioni. C’è poco da dire: si capisce di aver finito di scrivere quando abbiamo finito, ossia quando davvero non avremo più nemmeno una correzione da fare. Un grande autore diceva che, nel momento in cui si cancella una parola per poi tornare poco dopo a scriverla di nuovo invariata, abbiamo terminato il nostro lavoro. In altri termini, questo significa che non cambieremmo più niente non perché quell’opera sia perfetta, bensì perché meglio non riusciamo a concepirla, considerato il grado di esperienza, di studio e di approfondimento in cui ci troviamo in quel momento. Se permangono dubbi e insicurezze, significa che potremmo ancora fare di meglio e quindi, in questo caso, è preferibile non pubblicare e prendersi ancora un po’ di tempo per la revisione del nostro lavoro.
 
E adesso la domanda tipica di chi teme sempre il notissimo e abominevole “senno di poi”: e se rileggendo quel romanzo, dopo un po’ di anni, mi rendessi conto che avrei potuto scrivere delle parti diversamente? È sicuro che succederà, perché la scrittura, come ho già detto e ripetuto fino alla noia, è fatta di studio, lavoro e approfondimento e dunque, via via che il tempo passa, ognuno acquisisce maggiori competenze ed è in grado di vedere quello che all’epoca non poteva per mancanza di esperienza e tecnica. Tuttavia, ricordando il livello a cui si era, noteremo comunque del buono in quel lavoro e ne andremo fieri, sorridendo benevoli delle nostre capacità di allora… oppure, beh… se invece venissimo colti da un senso di profonda vergogna, ecco… ehm… c’è un atollo sperduto in mezzo all’Oceano Pacifico dove potersi rifugiare, facendo perdere le tracce e la memoria delle nostre opere giovanili. Del resto, in certi casi, l’unica via di salvezza è la fuga!
 

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