Lo stavo osservando affranta mentre m’inondava di luoghi comuni e stereotipi sociali. Quei baffetti impomatati danzavano briosi sulle labbra in perenne movimento. Tentava d’affascinarmi con una parlantina da venditore esponendo ragionamenti scontanti quando sentii la prima zaffata. Un tanfo acre d’olio bruciato mi stordì provocandomi un conato. Lo assecondai seguendo la grassa mosca che roteava vicino al suo orecchio. Avrei voluto schiacciare l’insetto sulla tempia del ciarliero per interrompere il soliloquio. Le ovvietà divennero ridicole e la puzza insopportabile. Tutta quell’aria fritta era nauseante. Scappai spruzzandogli in bocca una floreale eau de parfum. Silenzio.