Camminavamo sotto il cielo plumbeo di novembre, tra rosse foglie d’acero e il verde brillante dei muschi. «Aishiteru» mi disse, senza guardarmi. Nel giardino silenzioso quell’unica parola risuonò morbida come le sue labbra di mandorlo. Mi avvicinai sfiorandole la guancia con un bacio, mentre una pioggia leggera le imperlava i capelli nerissimi. La strinsi in un abbraccio che avrei voluto eterno e già sapevo svanire. Adesso, a distanza di anni, indovino la sua vita attraverso le rare immagini che il destino mi porta. Vedo lei, la premura di suo marito e l’infinita dolcezza di loro figlia. Sorrido, sono felice, come quando mangiavamo yakisoba. L’amore talvolta è fatto solo di tempo e distanza.