Il “significato” della vita. È il tema che ricorre nei romanzi di Lars Gustafsson (1936-2016), dove filosofia e poesia, sogno e realtà, humour e dolenti sguardi sulle cose si interrogano, appunto, sul senso delle nostre azioni, sul fine ultimo dell’esistere. Se leggiamo “L’uomo sulla bicicletta blu” – il cui protagonista è un commesso viaggiatore con il compito di affibbiare il prima possibile a qualcuno il rivoluzionario robot da cucina ‘Assistent’, badando a non finire ultimo nella graduatoria dei venditori della Elektrolux Svenska Försäljningsaktiebolag, pena il licenziamento – Gustafsson si chiede anche come questa ricerca di senso cambi a seconda delle epoche e delle vicende storiche. Insomma, non è sempre uguale il significato dell’essere al mondo, a fronte del fatto che il mondo si trasforma, e muta con esso il nostro modo di guardarlo, di viverlo.
Non è esattamente una mattina felice nella vita di Janne Friberg. Sono successe cose che hanno finito per farlo sentire solo, abbandonato e nel complesso inutile. Mentre ancora aspira con voluttà il poco che la sigaretta rotta ha da offrirgli, Janne si siede nello scomparto per fumatori intriso di fumo e cerca di guardare fuori dal finestrino appannato. Il grande orologio sulla sede centrale della ASEA, una torre imponente con quadranti su tutti i lati, mostra che mancano ancora due minuti alla partenza. E per un attimo si chiede se qualcosa di tutto questo abbia davvero un senso. Non sarebbe esattamente lo stesso scendere da quella noiosa automotrice che è all’inizio di una giornata noiosa? Non sarebbe né più né meno sensato di qualsiasi altra cosa che potrebbe fare in alternativa? La vita ce l’ha un senso? E le vite degli altri, anche quelle hanno un senso? Se è come sostiene il pastore Fors della chiesa pentecostale, che il senso della nostra vita sta nell’aiutare gli altri – qual è, in nome di Dio, il senso della vita degli altri? E poi bisogna anche chiedersi: se la vita non ha un senso, come si concilia con il fatto che cerchiamo tutto il tempo di fare cose che ce l’abbiano? Per un attimo, forse un istante di grandiosa libertà, Janne valuta se non scendere semplicemente da quell’automotrice che è lì pronta, con i sordi colpi di timpano del motore diesel acceso, in attesa di portarlo a un pesante e noioso giro in bicicletta attraverso un paesaggio già rovinato dall’autunno. Ma quella libertà dura solo qualche breve secondo. Perché Janne si rende benissimo conto che non riuscirebbe a convincere il controllore Jansson a scaricare la bicicletta. Rischierebbe di causare un ritardo. Comunque. Questa storia tratta dunque di come poteva apparire la sorte di ciclisti di qualche generazione precedente. E di qualcosa che accadde a uno di questi, in viaggio con una bicicletta blu nelle regioni meridionali del Västmanland, dove la terra è piatta e le querce sono tante.
[da L’uomo sulla bicicletta blu di Lars Gustafsson]