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Il racconto del vivere. Un volume per riscoprire Carlo Cassola

Il bel volume di Luigi Oliveto, “Il racconto del vivere. Luoghi, cose, persone nella Toscana di Carlo Cassola” (Primamedia Editore) è uno studio approfondito sulla vita, le opere e i luoghi di Carlo Cassola, scritto con uno stile scorrevole, elegante, narrativo, al punto da sembrare esso stesso un romanzo appassionante, quanto solo la vita umana reale può essere. Impreziosito dagli scatti suggestivi di Irene Taddei, il libro ripercorre le tappe della vicenda umana di Cassola, intrecciandole sapientemente a stralci di pagine tratte dai romanzi che lo hanno reso famoso in Italia, facendolo divenire uno dei nomi di riferimento della narrativa contemporanea.

L’opera si apre con il “ritratto dell’artista” che ripropone l’immagine e la personalità di Cassola, scandagliandone l’infanzia e l’adolescenza, riportando curiosità sugli interessi che gli permisero di diventare lo scrittore che tutti abbiamo conosciuto: a questo proposito sembra che la visione del film di René Clair, “A me la libertà”, lo abbia impressionato fortemente al punto da indurlo a «vagheggiare una vita dedicata all’arte» (p. 18). Non solo: in questa prima parte Oliveto traccia una lista delle costanti che hanno caratterizzato l’opera di Cassola, come «i microcosmi di provincia, il senso dell’esistenza tutto compreso nella quotidianità, il sentimento del vivere còlto nelle realtà più dimesse; ponendo sempre una forma di autocensura che tutelasse da eccessi narrativi e cadute naturalistiche» (p.19).

Da questo primo capitolo, il libro procede ripercorrendo fedelmente, tappa dopo tappa, gli eventi cruciali della vita dello scrittore, descrivendone la natura iperattiva, seguendone gli spostamenti nei vari luoghi che divennero lo scenario della sua vita (Volterra, Grosseto e la Maremma, Pisa, la Val d’Orcia e le Crete Senesi, Firenze e la Val d’Elsa, ecc.) e che ripropose anche all’interno delle sue opere, sia pure in modo personalissimo, come ben fa notare Oliveto: «Nella narrativa di Cassola i luoghi raramente trovano una descrizione ‘oggettiva’. Esistono perché li fanno esistere i protagonisti delle diverse storie: con i loro sguardi, con il loro vivervi dentro, amandoli, odiandoli, facendone oggetto di consolazione. Perciò non troviamo descrizioni meramente geografiche. Si ha, piuttosto, una vista di paesaggi, cose, località, già filtrata dal sentimento; offerta al lettore in maniera tale da non poter immaginare che possa esistere diversamente da come è raccontata. Sappiamo, d’altra parte, che i luoghi sono e sembrano: sono reali e sembrano tutto ciò che vi proiettiamo di noi stessi. Accade questo anche nelle pagine di Cassola.» (p. 59). Un volume veramente ben congegnato, ben scritto e approfondito, la cui lettura permetterà di accostarsi a Cassola con animo diverso e con maggiore cognizione dello spessore dell’autore.
 

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