Gli spettatori compagni di palchetto seguivano estasiati i gorgheggi della Mendolicchio, abbondante soprano dall’ugola argentina. Per me ogni vibrato si tramutava in una sofferenza indicibile. L’infiammazione all’orecchio convertiva i virtuosismi canori dell’opulenta primadonna in trilli perforanti. Avrei voluto ululare per l’atroce fastidio. Intanto la cantante, in posa statuaria al centro del palco, lanciava acuti ultrasonici in un crescendo passionale. Per fortuna la commozione per quell’aria strappalacrime fu tanta che le si ruppe la voce in gola… squarciandole le carotidi. Il celebre timbro cristallino finalmente era andato in frantumi. Ah, che pace per la mia otite.