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Golem. La favola del venditore di sogni

Poteva esserci il gelo che fa cascare il naso o le pozzanghere che ci affogherebbe un diavolo intero o il bollore che fa sudare perfino i calabroni, ma lui, Chaim Finkelstein, quando si presentava l’opportunità di vendere, non mancava mai. E l’occasione poteva essere un matrimonio o un mercato, oppure un bar-mitzvah o una fiera del bestiame. Ogni avvenimento era buono per vendere il suo prodotto magico e misterioso. Perché il Signor Finkelstein, saltimbanco, poeta e forse mago, era un mercante di sogni. Proprio così; commerciava in desideri meravigliosi… che di certo faceva appagare. E il più delle volte, sconto dopo sconto, andava a finire che quasi li regalava. Visitava ogni shtetl: dalla Russia alla Polonia, dal Golfo di Botnia alla Lituania, fino alla Bielorussia e all’Ucraina, e ovunque andasse non c’era persona che non volesse comprarsi un briciolo di futuro bello. Chiunque voleva i suoi servizi. Che fossero macellai, musici o scienziati. Ma la sua specialità, o meglio i suoi migliori clienti, erano le ragazze in età da marito e gli studenti di Yeshiva e si intuisce quali fossero i rituali bisogni onirici. Ognuno, col centesimino alla mano e gli occhioni chiusi, aspettava il miracolo a volte per giorni e poi puntualmente si compieva. Ma come tutti i ciabattini con le scarpe sfondate Chaim non era mai riuscito a farsi avverare un sogno che gli appartenesse. E dire che proprio in amore sì che ne aveva bisogno. Un giorno che poteva essere poco prima di Hanukkah, alla fiera di Baszne, vide una bella fanciulla con gli occhi scuri e l’aria sicura e soddisfatta. Era la giovane Esther, figlia del medico Feldman, e non la si poteva non notare in quanto era l’unica in tutto il paese che non era in fila ad aspettare di comprarsi un pezzetto di felicità. Finito di dispensare speranze, Chaim la avvicinò e le chiese: “E tu non vuoi comprarti un sogno fresco di giornata?”. “Non ne ho bisogno,” – rispose la ragazza – ho già tutto. Una dote decorosa, buona salute, sono colta e ho già un fidanzato che mi sposerà”. “Bene allora – aggiunse lui – se possiedi tutte queste certezze perché non diventi mia aiutante? Ne cerco una come te. E se ti interessa si inizia domattina”. Esther era molto affascinata dal lavoro prodigioso di Finkelstein e accettò. Il tempo passava e giorno dopo giorno imparava cose nuove e i segreti si dischiudevano come scrigni colmi di gemme preziose; parlavano e discutevano ovunque e le loro menti si avvolgevano e si dipanavano fino al punto di fondersi, finché un pomeriggio profumato di acacia della fine del mese di Iyàr, mentre si spingevano nei meandri del mistero accadde che la cosa più normale fosse darsi un bacio. E poi un altro e poi altri mille. Fu così che caddero in un amore profondo dal quale non si svegliarono mai più e dimenticando il presente e il passato iniziarono a sognare anche loro tutto ciò che avevano sempre, forse, desiderato. Così almeno racconta la favola.

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