A Candido Godoi, il demonio arrivò nei panni di un veterinario. Era il 1963 e quel pezzo incredibilmente minuscolo di un Brasile al confine col Paraguay e l’Argentina iniziò una storia agghiacciante. Quel dottore delle bestie si faceva chiamare Rudolf Weiss e in quella piccola comunità contadina diventò subito molto popolare. Si dice che aggeggiasse sulle vacche gravide e che sapesse far concepire due vitelli gemelli maschi anziché stare alla sorte. Quella passione per la genetica lo portò in breve tempo ad aiutare anche quelle povere donne che, parto dopo parto, non avevano mai sufficienti cure. Distribuiva pareri e unguenti, visite e preparati, studiava, analizzava e intanto innestava la sua scienza malata nei ventri sani delle donne di Candido Godoi. E i vitelli gemelli furono affiancati da una infinità di bambini gemelli che col tempo, oltre ad aumentare di numero, diventavano sempre più simili fra loro; coi capelli sempre più chiari e biondi e con gli occhi azzurri e freddi come la lama congelata di un rasoio. La vicenda è raccontata dopo molti anni di ricerche da Jorge Camarasa, giornalista del Clarin di Buenos Airres, nel libro “Mengele: l’angelo della morte in Sudamerica. Weiss il veterinario è Josef Mengele; il medico nazista ossessionato dal desiderio di creare la razza ariana in laboratorio e nel più breve tempo possibile. Dal ’43 dirige la medicina di Auschwitz, e lì ingegnerizza le sue mostruosità genetiche coi corpi scarnificati ma ancora vivi dei gemelli ebrei internati. All’avvicinarsi dell’Armata rossa, nel ’45 riesce a scappare e a raggiungere il Sudamerica dove le organizzazioni clandestine naziste organizzano a Colonias Unidas le vite nuove dei macellai del Reich. Candido Godoi diventa così lo scenario nel quale Mengele riesce ad avverare il suo sogno scellerato. Da gli anni ’60 ad oggi ormai una gravidanza su cinque genera un parto gemellare. All’ingresso del paese, ancora oggi, un grande arco attraversa la strada con una scritta che fa gelare il sangue: “Benvenuti nel paese dei gemelli”.