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Franco Fortini, “l’ostinato che a notte annera carte”

Lo scorso 10 settembre ricorreva il centenario della nascita di Franco Fortini (Firenze 1917 – Milano 1994). Saggista, poeta, docente universitario. Un intellettuale sbrigativamente definito “scomodo”, anche perché – come ebbe a dire Pier Vincenzo Mengaldo – dotato di una intelligenza “abbagliante e persino umiliante”. Qui piace ricordare il poeta. Chi volesse ripercorrere tutta la sua opera in versi, può usufruire dell’Oscar Mondadori curato da Luca Lenzini e da questi introdotto con un saggio puntuale e illuminante sulla poetica fortiniana. La poesia di Fortini è attraversata da una continua tensione etica, critica, razionale. E’ inoltre sorprendente per la sua perfezione formale, quasi “manieristica”. Un letterato che sapeva di letteratura ma che – annota lo stesso Lenzini – sapeva andarne sempre oltre. Il testo di seguito proposto è tratto dalla raccolta “Paesaggio con serpente”. Il titolo fa riferimento a una immagine dantesca del Purgatorio. Una biscia che si aggira nella penombra della sera viene attaccata da un volatile ed il rettile fugge. Il serpente, simbolo della tentazione, viene dunque scacciato da un essere alato (un angelo). Dietro questa allegoria Fortini pone razionalmente il tema dell’ordine e del disordine (“L’ordine e il disordine” è intitolata proprio la prosa che apre la silloge e che aveva chiuso la precedente); ovvero si misura con il razionale sconforto dato dal pensiero su come l’ordinamento del passato sia andato perduto (ha avuto un significato?, si chiede il poeta) e su come il futuro appaia improbabile. Tra ordine e disordine c’è la storia, anche se “Lo sguardo è là ma non vede una storia”.
 
 
Molto chiare…
 
Molto chiare si vedono le cose.
Puoi contare ogni foglia dei platani.
Lungo il parco di settembre
l’autobus già ne porta via qualcuna.
Ad uno ad uno tornano gli ultimi mesi,
il lavoro imperfetto e l’ansia,
le mattine, le attese e le piogge.
Lo sguardo è là ma non vede una storia
di sé o di altri. Non sa più chi sia
l’ostinato che a notte annera carte
coi segni di una lingua non più sua
e replica il suo errore.
È niente? È qualche cosa?
Una riposta a queste domande è dovuta.
La forza di luglio era grande.
Quando è passata, è passata l’estate.
Però l’estate non è tutto.
 
 
[Franco Fortini, da Paesaggio con serpente, Einaudi, 1984]  

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