“La bella giovinezza. Sillabari per millennials” (primamedia editore) di Francesco Ricci intende fornire spunti, argomenti, riflessioni per comprendere la generazione del nuovo millennio; evitando sentenze frettolose e liquidatorie che sono tipiche di chi, invece, non vuole comprendere il nuovo; cercando, invece, di formulare dei giudizi informati, ovvero riflettendo anche sulle trasformazioni di un mondo (quello odierno) in cui questi ragazzi vanno ad inscrivere la loro giovinezza. Fermo restando che, al netto delle trasformazioni in cui noi e loro ci troviamo a vivere, essi non sono né migliori né peggiori delle generazioni precedenti. Viviamo infatti in un frangente storico in cui sono evaporate molte certezze, venuti meno punti di riferimento, assetti sociali e politici, strumenti di analisi. Del resto è pur vero che la psicologia umana ha, nel suo profondo, aspetti immutabili, ma non prescinde certamente dalle mutazioni sociali, culturali, antropologiche, di costume. Dunque, per tutte queste ragioni, non possiamo dire se i ragazzi odierni siano migliori o peggiori di altri.
Il libro di Ricci, attraverso 32 voci di sillabario (come lui dichiara è un omaggio ai Sillabari di Goffredo Parise, scrittore che seppe coniugare visione illuministica del mondo e “diritti del cuore”), compie un ‘amorevole incursione’ nel mondo giovanile di questo inizio millennio. Lo fa da padre, da pedagogo, da insegnante. Quindi da persona che quotidianamente vive in mezzo ai ragazzi, li osserva, li giudica, gli vuole bene, vuole renderli partecipi di un sapere che non è mera nozione ma bagaglio necessario per capire se stessi, gli altri, il mondo (tutti i mondi). Un sapere che diviene anche educazione sentimentale alla vita, un aiuto a capire che la vita possiede un senso anche perché ha alle proprie spalle un passato e un futuro da progettare.
Nel libro si coglie proprio questo afflato. E, come già detto, il libro costituisce un giudizio ‘informato’, partecipe, lucido e appassionato, su adolescenti e giovani di oggi. Sono pagine in cui l’autore intreccia esperienza quotidiana, psicologia, letteratura, sociologia, autobiografia. Con l’unico intento di comprendere (comprendere non solo nel senso di cogliere con la mente, ma anche di accogliere con il cuore) quanti, oggi, si trovano a vivere la loro giovinezza che, giustamente (è un loro diritto) esigono che sia bella.