Primo capitolo
I bassi rotolano fuori dai subwoofer, si schiacciano contro i muri, ricadono sulla gettata di cemento violentata dalle intemperie. Mi rimbalzano addosso e affondano nella parte più oscura dello stomaco.
Graphyo si muove seguendo la musica, scandisce il tempo con braccia che sembrano rivelare articolazioni impossibili, con gambe trascinate a scatti dentro calzoni di tre misure più grandi.
Graphyo è un writer, un ragazzo che vive di bombolette e vernice spray, di tinte sgargianti sparate sui muri per colorare una realtà troppo grigia per il suo modo di sentire, una realtà spiata da sotto il cappuccio di una felpa calato sul capo come un’ala protettrice, un giovane che vive di musica e di rap, di “quasi filastrocche” costruite da rime che si baciano, recitate inseguendo un ritmo sempre uguale, parole prigioniere dentro un quattro quarti ossessivo, per dire della sua voglia di libertà
bang bang baby gang
bang bang baby gang
hei fratello ascolta il mio slang!
bang bang baby gang
bang bang baby gang
la campana suona a morto deng deng!
bang bang baby gang
bang bang baby gang
per far la rima dico "ti spreng!"
bang bang baby gang
bang bang baby gang
invece fratello dal vero
TI SPRANGO!!
Il pezzo l’ha scritto lui e finisce troncato così, con l’ultima strofa aggrappata alla musica che sfuma nel buio inzuppato da questa pioggerellina. Da gocce che attraversano fitte, il vetro del lucernario sbrecciato in più punti. Anche la danza sincrona di Graphyo si è interrotta e lui mi guarda orgoglioso.
– Che ne dici fratello?
Allarga le braccia, la manica destra della felpa scivola in basso verso il gomito e mette in mostra un tatuaggio tribale, proprio sull’avambraccio.
Io lo guardo, piego le labbra in un sorriso sghembo, un gesto con la mano come a dire “non male”. Poi mi guardo intorno, in questa fabbrica abbandonata troverò sicuramente quello che mi serve.
In fondo da Graphyo volevo due cose: una è la sua storia, e quella poco fa me l’ha raccontata lui, l’altra la dovrò prendere da me. Ora.
Il mezzo metro di trafilato di ferro, nemmeno troppo arrugginito, accanto al mio piede sinistro sarà perfetto. Lo raccolgo da terra, mi avvicino di un passo e con tutta la mia forza lo calo sulla fronte del writer. Il rumore delle ossa del cranio che si spezzano affondando nella materia cerebrale, per un istante si mescola a quello della pioggia che cade insistente. Carico il corpo nel bagagliaio, avvio il motore e punto il muso del SUV verso la provinciale.
Il racconto è inserito all'interno dell'Antologia Criminale che contiene i racconti selezionati dalla giuria come finalisti del Premio Letterario "Garfagnana in giallo". Il secondo capitolo, Online, sarà pubblicato venerdì 10 dicembre.