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Faletti, un commosso canto prima che il sole si spenga

Giorgio Faletti è stato un artista dalle molte sfaccettature: cantautore, attore, scrittore. Nel suo ultimo lavoro lasciato inedito intendeva mettere insieme letteratura, musica e recitazione. E’ infatti un monologo destinato al teatro, ma che ha – leggendolo ora nell’edizione Baldini & Castoldi – una sua autonomia letteraria. Si intitola “L’ultimo giorno di sole”, poiché racconta di una imminente e drammatica esplosione solare. Tutti, quindi, cercano illusoriamente di salvarsi fuggendo ‘altrove’. Solo una donna decide di restare al suo paese, per riflettere su ciò che ha vissuto o avrebbe voluto vivere, gli incontri fatti e mancati, la consapevolezza d’essere esistita. Racconta tutto ciò a se stessa e al mondo che sta per scomparire. Nell’imminenza di quel crepuscolo definitivo, intona un commosso canto per consegnare al buio la sua storia, la sua umanità.
 
 
Quando ero piccola, molto piccola, ho rincorso il sole.
Ricordo il colore, ricordo il calore, ricordo la luce, ricordo l’ansia di raggiungerlo, come se la mia vita dipendesse da quella luce e da quel colore e da quel calore. E in effetti era così ma non me ne rendevo conto. Non potevo rendermene conto, perché ero persa fra una moltitudine di altri come me, divisi dalla frenesia e accomunati dal buio, ognuno teso a rincorrere la propria sopravvivenza, come l’istinto e la legge comandavano. Fuggivamo e nessuno di noi sapeva da cosa. Correvamo e nessuno di noi sapeva per quanto.
L’unica cosa chiara per tutti era la meta.
Ricordo che a un certo punto la mia corsa è finita e mi sono tuffata per prima in quella palla enorme e il sole mi ha accolto e sono esplosa. In un attimo sono stata una cosa unica e diversa: quel calore era intorno a me, quel colore era su di me e quella luce era dentro di me. Io non sapevo di quale bearmi per prima ma in quella leggerezza e in quella gioia sapevo di esistere. Non so quale sia stata la scintilla che mi ha fatto cambiare, quale pioggia abbia versato dentro di me la goccia trasparente della consapevolezza ma so che era qualcosa di infinitesimale. Una stilla tremolante, una favilla nemmeno troppo vivida, un nulla che di colpo diventa un punto piccolo ma vicino, un istinto arrivato all’improvviso chissà da dove, ma pulsante di vita, e di colpo grande come un mare e vivido come la promessa di luce di un lampo.
 
[da G. Faletti, L’ultimo giorno di sole, Baldini & Castoldi, 2017]  

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