A fine millennio, mosso da fervore religioso, decisi d’intraprendere il cammino di Santiago. Durante il percorso, il dramma di un pellegrino mi turbò profondamente. Vedendolo sfinito sul ciglio della strada, poggiai il bordone e mi sedetti vicino. Il poveruomo si lamentava di quanto fosse doloroso il viaggio di ritorno. Non riusciva a procedere più d’un paio di chilometri al giorno. La tomba dell’apostolo doveva averlo sconvolto nel profondo. Fu però quando estrasse la conchiglia dalla bisaccia che compresi la tragedia. Le capesante erano finite e gli avevano appioppato una gigantesca tridacna. Trascinava quel mostro appeso al collo da settimane. Anche Giacomo si sarebbe risentito.