Tutti stoccafissi sotto sale! Sì, sì, ve lo assicuro! Spesso quando si legge un romanzo si ha l’impressione che i personaggi siano tutti stoccafissi sotto sale! Ce ne fosse uno che mentre parla si aggiusta i capelli, un altro intento ad allacciarsi una scarpa o un altro ancora che schiaccia una zanzara! Ma dico io: gli autori hanno una convenzione con i parrucchieri per cui i loro personaggi hanno tutti i capelli in ordine, una partnership con ditte produttrici di mocassini e un accordo con l’associazione per la protezione delle zanzare? Vogliamo prendere atto che questi poveri personaggi non sono stoccafissi sotto sale e magari anche surgelati, bensì esseri umani, capaci di intendere e di volere e dunque di muoversi autonomamente senza la necessità che l’autore li controlli e decida di occultare ora quel gesto ora quell’altro perché non abbastanza elevato per il suo altissimo livello di scrittura? Guardate che, secondo me, quando Galileo pronunciò la fatidica frase lo fece anche a beneficio dei futuri autori di romanzi! Fateli muovere, per bacco! Fate che respirino, che sbuffino, che gesticolino, che abbiano dei movimenti naturali come ognuno di noi, altrimenti come renderemo possibile il patto narrativo o, in altri termini, come riusciremo a rendere credibile quanto scriviamo? Se il nostro lettore, nel momento in cui si avventurerà tra le pagine del nostro romanzo, avrà l’impressione di trovarsi contornato da stoccafissi sotto sale, si annoierà terribilmente e chiuderà il libro a pagina 11. Cosa? La narrazione inizia a pagina 11? Ah… non ha nemmeno terminato la prima pagina? Ecco, appunto, allora pensate intensamente al vostro personaggio e poi ripetete con me: “Eppur si muove!”.