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Derek Walkott e la grammatica per leggere il mondo

Connessi in tempo reale con l’universo mondo, di fatto non comunichiamo con nessuno. Nemmeno con il proprio io. Siamo diventati virtuali anche con se stessi. Non c’è incontro, ma solo un’effervescenza di contatti, moltissimi, fino a farci confondere il vitalismo con la vita. E’ il medesimo fraintendimento che c’è tra laughter e joy, tra risata e gioia – direbbe Derek Walkott, il poeta nato a Saint Lucia, isola dei Caraibi, che ha fatto della sua poesia ‘meticcia’ una grammatica per leggere il mondo. A proposito di solitudine dell’uomo e di un necessario recupero di se stessi, Walkott formula un auspicio.
 
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via allo specchio la tua immagine.
Siediti. E' festa: la tua vita è in tavola.
 
 [D. Walcott, “Amore dopo amore” in White Egrets]  

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