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Da marinaio a libraio: una vita da leggere in “Una faticosa innutrizione”

La narrativa è morta, dicono in molti. Eppure quando si legge un romanzo come quello di Franco Monaco “Una faticosa innutrizione” (primamedia editore, 2017) si ha la sensazione che la narrativa sia ancora viva e vegeta o, per lo meno, lo sia quella che nasce dallo studio e dalla ricerca storica, dalla conoscenza e dall’amore per i luoghi di cui si parla, quella insomma fatta di vita pulsante, di avventura, ma anche di fantasia. Questo romanzo corposo, dal titolo inconsueto, è uno di quei testi magici che ha il potere di creare un mondo intorno al lettore, perché la forza del racconto, lo stile ricco eppure scorrevole, l’impianto narrativo concorrono tutti insieme a dare spessore e forza alle immagini e ai personaggi di cui si racconta. È, per certi versi, un romanzo che rimanda ai grandi classici ottocenteschi, conservandone la struttura complessa e ricca di personaggi, le vicende alterne di vite diverse, il succedersi di avvenimenti della Storia che influiscono sulla quotidianità dei singoli, sulle scelte che sono costretti in certi casi a compiere, sul modo di pensare che assumono con lo scorrere del tempo, il variare degli ideali politici e degli obbiettivi da raggiungere nelle stagioni della vita.

“Una faticosa innutrizione” è infatti ambientato nel Risorgimento, epoca fervida di idee e sentimenti. Il racconto, ricco di flashback, parla al lettore della crescita intellettuale, morale e umana del protagonista, Paolo, un marinaio sui generis, dal momento che, contrariamente agli altri suoi compagni, è afflitto da una “malattia” cronica: ama la lettura e non riesce a smettere di appassionarsi ai libri. La sua cultura lo rende quindi propenso alla riflessione, all’osservazione degli altri, allo studio attento dei fatti e delle cose che si verificano intorno a lui. Tuttavia in questo romanzo profondo c’è molto di più che non una semplice vicenda umana: c’è una progettazione attenta e calibrata di ogni personaggio, di cui si riportano non solo i pensieri ma i ricordi, stralci del passato che restituiscono al lettore il ritratto della personalità di ciascuno degli attori del racconto; c’è la resa esatta dei luoghi in cui si ambientano le situazioni; c’è un avvicendamento continuo di episodi e di personaggi che riportano la mente a grandi autori ottocenteschi come Ippolito Nievo, in “Le confessioni di un Italiano”.

L’amore per la lettura porterà Paolo a solcare altri mari, ossia quelli della cultura, e a diventare un libraio, tuttavia, proprio come nella vita, sarà un percorso lungo verso il quale l’autore guida il lettore con ritmo calibrato, senza mai accelerare, ma inducendolo a seguirlo e a dargli fiducia, consapevole che un lettore paziente è un lettore sapiente. E quindi chi voglia avventurarsi in queste pagine, sappia che dovrà attendere che poco a poco la storia si svolga, senza premura, ossia seguire l’esempio dello stesso protagonista per la sua “innutrizione”: «Lui non aveva mai avuto fretta nella lettura, anzi per lui era stata sempre, ad un tempo, faticosa e puntigliosa» (Franco Monaco, “Una faticosa innutrizione”).

 

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