Prendere carta e penna per scrivere una lettera è ormai una scena da pittura rupestre. Per quanto la comunicazione sia diventata pratica compulsiva, nulla comunichiamo veramente di noi. Diamo notizie all’universo mondo, ma, di fatto, non ci relazioniamo con nessuno. Un tempo scrivere lettere era uno dei modi per svelarsi, dire chi fossimo o avremmo voluto essere. C’era dunque un lavoro introspettivo, una riflessione che obbligava a fare il punto su sé stessi e di noi in rapporto a qualcun altro. Anche cercare le parole giuste era un esercizio di chiarimento, di definizione dei pensieri e dei sentimenti. Insomma, occorreva pure un po’ di coraggio.
La lettera doveva poi affrontare un viaggio e un tempo silenti durante i quali ciò che era stato scritto andava assumendo ulteriori significati, fantasie, supposizioni, piccoli e grandi patemi che ogni attesa comporta. Scrivere lettere allungava la vita. A riproporre il desueto ma benefico atto di stilare epistole è ora il romanzo “C’è una lettera per te” di Seungyeon Baek, tradotto da Althea Volpe per Garzanti. La scrittrice sudcoreana, ispirandosi a quanto realmente avviene in una cartoleria di Seoul, narra della giovane Hyoyoung, che nella sua cartoleria ha riservato un piccolo spazio a un tavolo con carta, penna e una cassetta della posta. In quell’angolo è possibile scrivere e imbucare lettere destinate a non si sa chi. Infatti coloro che vogliono usufruire di questo servizio non indicano sulla busta alcun destinatario, la depositano semplicemente nella cassetta e se ne ripartono prelevandola un’altra a caso.
Perché Hyoyoung sa che le parole, le confidenze di persone sconosciute possono benissimo dare risposte ai nostri problemi, sogni, dubbi, ricerca di serenità. Lo dimostrano le piccole storie di vita che vanno a formare il romanzo. E’ peraltro in ragione di tutto ciò che anche Hyoyoung decide finalmente di scrivere a sua sorella Hyomin alla quale non parla da anni e non risponde alle sue lettere: “Ormai è la quinta lettera che ti spedisco. È sorprendente come, pur non riuscendo a fare una telefonata o a mandare un messaggio, io abbia sempre qualcosa da scrivere. Sto bene. Mando lettere senza risposta, lettere che mi sembra di veder svanire nell’aria come se fossero una nuvoletta d’alito. Eppure, mi sento oppressa e perciò continuo a scriverle. Hyoyoung, il tempo scorre anche se non si agisce. E lo fa come se niente fosse.” Non immune da certe ingenuità di scrittura, Seungyeon Baek compone un garbato racconto dove protagonista è la parola scritta, la fiducia che ad essa viene data consegnandole la parte più intima di noi, affinché, a nome nostro, parli come meglio sa fare.
***
Il cielo di marzo era sereno e luminoso. Una linea di cresta montuosa attraversava il centro della finestra, e sotto di essa c’erano case di varie forme, una vicina all’altra. I tetti grigi, arancioni e rossi sovrapposti le ricordavano un dipinto.
Era stato quel panorama a convincerla a lavorare presso la bottega. Guardando quello scenario accogliente dalla finestra, il tempo passato senza fare nulla non le procurava ansia o nervosismo. Starsene lì le dava la sensazione di fare qualcosa di giusto. Ed era proprio quella la forza di cui aveva bisogno in quel momento.
In piedi davanti al bancone, Hyoyoung osservò il pavimento di varie tonalità di grigio. La luce del sole, che entrava dalla finestra a forma di trapezio, si rifletteva sulla punta bianca delle sue Converse. Solo a guardarla sentiva il calore sugli alluci. Hyoyoung mosse le dita dei piedi dentro le scarpe.
C’era un’altra cosa, oltre al panorama fuori dalla finestra, che aveva conquistato il cuore di Hyoyoung: la vernice all’interno della bottega, color pesca matura. Guardando le pareti di cemento illuminate con una luce naturale, le sembrava di tornare bambina, quando raccoglieva anelli giocattolo o elastici per capelli in una piccola scatola di carta. Contemplare quegli oggetti preziosi raccolti tutti insieme le dava una sensazione di conforto e d’intimità allo stesso modo che guardare il color pesca alle pareti. Sentiva che si stava affezionando a quel posto. E così, in un lampo, era già passata una settimana dal suo arrivo alla bottega.
Dopo aver controllato l’inventario dei prodotti in magazzino, Hyoyoung prese una cartella per stiparci dentro la nuova carta da lettere appena arrivata. Era uno strumento utilizzato per piegare il cuoio durante il processo di lavorazione e veniva usato anche per la carta. Il folder era lungo e a forma di righello e aveva la superficie liscia, per tutte le volte che era stato usato da Seonho. Quando lo strumento passava sopra la carta, emetteva un suono piacevole. Ripetendo quel movimento, Hyoyoung aveva l’impressione di accarezzare la ferita nell’angolo del suo cuore.
In quel momento, un ragazzo e una ragazza sui vent’anni entrarono nella bottega.
«Wow, è molto diverso da come appare fuori, non è vero?»
«Te l’avevo detto, è tutto così in armonia…»
Essendo venuti in visita a metà di un giorno feriale, Hyoyoung pensò che fossero studenti o lavoratori freelance. La ragazza portava una borsa a tracolla di pelle argentata, indossava un top nero con un cardigan giallo e una gonna cargo blu. Il ragazzo aveva i capelli lunghi e indossava larghi pantaloni di velluto a coste. Sembravano entrambi molto attenti alla moda.
«Jieun mi ha scritto una lettera per scusarsi. La carta che ha usato era così bella che le ho chiesto dove l’avesse comprata e così ho scoperto questo posto.»
«Siete ancora amiche anche se litigate una volta a settimana?»
«Si litiga e ci si riconcilia. E poi quant’è carino scrivere a mano una lettera di scuse?»
Hyoyoung, dietro il bancone, ascoltava la loro conversazione chiassosa come quella di due passerotti, impacchettava la carta da lettere e disponeva piccole cartoline in sacchetti di plastica trasparenti.
[…]
«Perché avete messo qui questo tavolo?»
Il cliente indicò la scrivania in legno e la sedia di design. Il tavolo era stato messo nel piccolo negozio per il servizio Amici di penna. Seonho aveva a cuore che i clienti scrivessero le loro lettere direttamente lì, e non si preoccupava del fatto che il tavolo riducesse lo spazio per esporre i prodotti della bottega.
«È per i clienti che si iscrivono al servizio Amici di penna, ma anche coloro che non usufruiscono del servizio possono acquistare della carta da lettere e scrivere qui.»
«Amici di penna?»
Hyoyoung indicò la cassetta delle lettere posta accanto al tavolo. Ecco come funzionava il servizio Amici di penna della bottega: quando qualcuno desiderava condividere i propri pensieri o mandare incoraggiamenti e supporto a degli sconosciuti, poteva iscriversi al servizio, usando la speciale carta da lettere della bottega. Sceglieva aggettivi che lo descrivessero, cerchiandoli nell’elenco riportato sulla busta, e disegnava un proprio simbolo su un adesivo rettangolare da usare come francobollo. Dopo aver scritto una lettera, si poteva ricevere e inviare risposte senza conoscere l’identità della persona con cui si comunicava. La bottega svolgeva il ruolo di postino.
«Vi piacerebbe provarlo?»
Con un sorriso delicato, Hyoyoung guardò la cliente che osservava la cassetta delle lettere rettangolare. Su ogni busta c’era un simbolo disegnato dal mittente anonimo. In basso a sinistra, un elenco di aggettivi come allegro, rilassato, intelligente, tormentato, amante della lettura, in cerca di bellezza, socievole, noioso, capace di bere tre caffè al giorno, pigro, nostalgico, spiritoso, ben organizzato, pessimista… alcuni erano cerchiati.
La ragazza prese un foglio. Il ragazzo la incoraggiò a provare, ma la cliente scosse la testa con un sorriso imbarazzato.
«Non scrivo una lettera dalle elementari, non penso di essere capace. E poi è per una persona sconosciuta, non un amico…»
«Non è difficile.»
«Allora provaci tu.»
A quella risposta, lui, che aveva assunto un’espressione seria, replicò ridacchiando: «Credo che neanche io ci riuscirei».
La ragazza sorrise: sapeva che sarebbe andata così. Prese una carta dai motivi floreali di iris e delphinium e pagò. I due guardarono per un momento fuori dalla finestra e uscirono dopo un breve cenno di saluto. Quando le loro voci si furono allontanate, nella bottega calò di nuovo il silenzio. Hyoyoung si diresse verso la cassetta della posta e riordinò le buste pronte per la spedizione. In quel momento, le venne in mente che era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva scritto una lettera a qualcuno.