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Antonio Machado e la nostalgia che non dà tregua

PAROLE X 7 GIORNI. DIAMO UN VERSO ALLA SETTIMANA
 
La geopolitica sta ridisegnando un’altra terra. A poco serviranno gli affannosi ripristini di frontiere. Un incedere di moltitudini scompone e ricompone le geografie. Interi mondi percorrono esodi. Moltitudini di esseri umani vivono la pena dello sradicamento che fa sanguinare piedi e cuore. Quasi sempre c’è il mare a interporsi tra quella pena e la speranza. Ai tempi della guerra civile spagnola il poeta Antonio Machado (1875-1939) visse, a suo modo, la condizione dell’esule, il tormento della lontananza dai propri affetti, il limio della nostalgia che non dà tregua.
 
Da mare a mare tra noi due la guerra,
più profonda del mare. Nel giardino,
guardo il mare che chiude l’orizzonte.
Tu affacciata, Guiomar, a un finisterre
 
un altro mare guardi, tenebroso,
mare di Spagna che cantò Camões.
Chissà se la mia assenza t’accompagna;
il tuo ricordo, o dea, duole soltanto.
 
Oh guerra che hai reciso netto amore…
E’ l’angoscia totale della morte
con la sterile ombra della fiamma
 
e il miele, il sogno d’un amore nato
tardi, e il fiore impossibile del ramo
che sente già il taglio freddo dell’ascia.
 
[da Poesie sparse di Antonio Machado]  

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