Il commendator D’Elia, ostinato libertino settantenne, combatteva le ingiurie del tempo tingendo crine e baffetti di un castano ramato. Nelle balere di provincia danzava con mosse lussuriose affamato di vedove e ridanciane zitelle. Non perdeva polca, valzer o mazurca roteando col volto paonazzo imperlato di sudore. Quando l’orchestra attaccò a tradimento un twist assatanato le ginocchia del cicisbeo si torsero di riflesso. I consunti legamenti del vizioso ballerino cedettero alla tensione dello scatto involontario. Crollò a terra mentre le rotule sorvolavano la pista come piattelli conficcandosi sulle opposte pareti della sala. Uscì di scena improvvisando il passo del lombrico.