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Il teatro è gioco. Giocare, appunto. E la gente di teatro, di questo, spesso se ne scorda. Noi tutti – lettori, spettatori e attori – di questo, ce ne dimentichiamo. Silvia Lemmi, in questo suo libro non cambierà le sorti o la storia del teatro italiano, eppure Silvia, nelle deliziose pagine delle sue fiabe teatrali quantomeno gioca. Ha il coraggio spudorato di giocare, fino in fondo. Gioca col lettore, gioca con lo spettatore – gioca liberamente rimanendo sempre dalla parte del lettore bambino e dell’attore bambino. Gli adulti si stupiranno, le maestre si stupiranno, gli insegnanti si stupiranno ma oltre Propp e la sua nota classificazione di fiaba, Silvia costringe le logiche della narrazione a seguire quelle della fantasia scatenata dei bimbi, le piega al suo (al loro) volere, quasi fossero i principi di un sogno. Come nel gioco dei bimbi, i testi di Silvia superano i meccanismi della narrazione classica e seguono il percorso (il volere) della mente dei bambini attori (e autori), si adattano all’arguta intelligenza dell’infanzia – carica di sorprese, di razionalizzazioni irrazionali, di spiegazioni (per noi) probabilmente illogiche e sospese. E allora si può ridere e sognare, scherzare con lo standard, parodiare lo stereotipo in una danza letterale e teatrale che ha il sapore, quasi, della trascrizione dell’improvvisazione. Un testo che sarà utile per i docenti, per i bambini, gli adulti e per tutti coloro che, per una volta, avranno voglia di mettersi in discussione e di giocare a fare teatro – che male non fa.
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