Trattasi di una raccolta di poesie suddivise in cinque temi specifici. Il primo intitolato Luoghi sparsi affronta argomenti vari di riflessioni quotidiane sulla vita in genere. Il secondo Clessidra, come si può intuire dal titolo, si immerge in considerazioni relative al tempo che scorre, alla propria vecchiaia, al concetto di tempo cairologico oltre che cronologico. La terza sezione vede invece riflessioni inerenti l’emergenza sanitaria e le sue conseguenze, il fermo immagine cui tutti siamo rimasti prigionieri, la dilatazione dello spazio e del tempo percepiti e il silenzio che ha primeggiato sopra qualunque altro rumore. La quarta parte E lo chiamavano amore è dedicata al tema sempre attuale e presente costantemente nella nostra esistenza, ossia l’amore, affrontandolo nelle sue svariate accezioni e momenti della sua presenza nella vita di ognuno di noi, dall’innamoramento alla sua parte terminale con le innumerevoli inflessioni emotive che questo determina. Infine l’ultima sezione Parole scalze si insinua nelle riflessioni a seguito della morte della madre, con cui l’autrice ha avuto da sempre un rapporto complesso.