Apparso nel 1969 e mai riedito, Testamento conclude la trilogia delle ‘lasse’, inaugurata da Paginette e proseguita con Sinfonia. L’autore ne parla come di una «autobiografia senza attore, senza futili madeleine, né storia». Mediante l’abolizione del personaggio e la progressiva rinuncia ai tempi finiti del verbo, Pizzuto vi sperimenta un modulo narrativo sempre più coerente con il suo ‘indeterminismo’, dove la «plastica dei fatti, dei fatti individuali», lascia il posto a traiettorie di eventi in fieri che testimoniano il «moto universo», l’incessante metamorfosi in cui si risolverebbe il reale, conducendo verso i rarefatti geroglifici verbali delle opere estreme (Pagelle, Ultime e Penultime, Giunte e virgole, Spegnere le caldaie). La fabula di Pizzuto – che conserva la sua materia autobiografica, familiare, quotidiana, ‘minore’, e continua a svariare liberamente, con passaggi fulminei, nei luoghi e nei giorni: dai remoti ricordi siciliani al presente della casa romana di via Fregene e del suo circondario – raggiunge qui una virtuosistica densità, complicata dalla drastica decurtazione del contesto e dal decremento delle “parti procedurali” del discorso, fino agli elementari connettivi costituiti dagli articoli e dalle preposizioni. Di questa scrittura ‘difficile’ il commento di Antonio Pane cerca di restituire, attraverso accurate indagini biografiche e la consultazione di numerosi epistolari anche inediti, le coordinate spaziotemporali, i riferimenti alla vita dello scrittore, i risvolti affettivi, discutendo inoltre i punti connessi alla ‘filosofia’ di Pizzuto e sciogliendo le allusioni di ambito letterario, erudito, scientifico. Il lavoro di decifrazione è poi utilmente integrato dal confronto intertestuale e dal sistematico spoglio del «manoscritto originale» che documenta l’intero percorso compositivo dell’opera, offrendo spesso nel giro delle varianti lezioni ‘in chiaro’ di elementi che nel testo a stampa si presentano problematici.
Commento di Antonio Pane
23,00 €
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Apparso nel 1969 e mai riedito, Testamento conclude la trilogia delle ‘lasse’, inaugurata da Paginette e proseguita con Sinfonia. L’autore ne parla come di una «autobiografia senza attore, senza futili madeleine, né storia». Mediante l’abolizione del personaggio e la progressiva rinuncia ai tempi finiti del verbo, Pizzuto vi sperimenta un modulo narrativo sempre più coerente con il suo ‘indeterminismo’, dove la «plastica dei fatti, dei fatti individuali», lascia il posto a traiettorie di eventi in fieri che testimoniano il «moto universo», l’incessante metamorfosi in cui si risolverebbe il reale, conducendo verso i rarefatti geroglifici verbali delle opere estreme (Pagelle, Ultime e Penultime, Giunte e virgole, Spegnere le caldaie). La fabula di Pizzuto – che conserva la sua materia autobiografica, familiare, quotidiana, ‘minore’, e continua a svariare liberamente, con passaggi fulminei, nei luoghi e nei giorni: dai remoti ricordi siciliani al presente della casa romana di via Fregene e del suo circondario – raggiunge qui una virtuosistica densità, complicata dalla drastica decurtazione del contesto e dal decremento delle “parti procedurali” del discorso, fino agli elementari connettivi costituiti dagli articoli e dalle preposizioni. Di questa scrittura ‘difficile’ il commento di Antonio Pane cerca di restituire, attraverso accurate indagini biografiche e la consultazione di numerosi epistolari anche inediti, le coordinate spaziotemporali, i riferimenti alla vita dello scrittore, i risvolti affettivi, discutendo inoltre i punti connessi alla ‘filosofia’ di Pizzuto e sciogliendo le allusioni di ambito letterario, erudito, scientifico. Il lavoro di decifrazione è poi utilmente integrato dal confronto intertestuale e dal sistematico spoglio del «manoscritto originale» che documenta l’intero percorso compositivo dell’opera, offrendo spesso nel giro delle varianti lezioni ‘in chiaro’ di elementi che nel testo a stampa si presentano problematici.
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