“Secondo la tradizione, noi ci rappresentiamo il lupo come un animale odioso, un mostro di crudeltà e di distruzione, mosso soltanto da un basso e ingordo stimolo di fame. Eppure io vidi dei lupi che in fatto di cibo erano raffinati come dei cerbiatti. E ne conobbi altri la cui caratteristica principale era una vera e propria saggezza.
Altri erano animati sopratutto dallo spirito di avventura, e altri dal desiderio di vendetta. E ne incontrai molti in cui il sentimento più vivo e lo stimolo all’azione era un infinito amore per i loro piccoli. Ne vidi io stesso, bruciati da un’appassionata dedizione al loro diletto compagno; e udii parlare di altri che strinsero con animali assolutamente diversi da loro dei patti di fratellanza. Ma conobbi un lupo che nutrì durante tutta la sua vita una devozione profonda per la sua vecchia madre, cieca e indifesa”. Ernest Thompson Seton
Quel che caratterizza i racconti di Seton è l’atteggiamento simpatetico nei confronti degli animali: anche quando narra di predatori, li vede sempre con una loro personalità individuale spiccata. Se eccede nell’umanizzazione (fu coinvolto a questo proposito anche in una controversia con John Burroughs, che lo attaccò per il suo sentimentalismo), si riscatta per l’attenzione sincera al mondo naturale e per aver sollevato fra i primi i temi del rispetto e della conservazione dell’ambiente naturale, anticipando temi che sarebbero diventati urgenti per le generazioni successive.
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