La disputa sull a Quaestio
Non sappiamo perché Dante si trovasse a Mantova quando partecipò alla disputa sul dislivello tra la terra e l’acqua, tra il continente e il mare, tema rilevante nella cosmologia del periodo. Sappiamo però che quella disputa fu ripresa a Verona, nel gennaio del 1320. Dante è esule alla corte di
Guido da Polenta, a Ravenna, dove morirà l’anno successivo.
La “questione” della Quaestio
Pur essendo uscito a stampa per la prima volta nel 1508, il testo è rimasto periferico rispetto all’interesse riservato alle altre opere dantesche. Un po’ perché a lungo se ne è messa in dubbio l’autenticità (mancanza di manoscritti, silenzio di biografi e commentatori, il modo di argomentare diverso rispetto al Convivio e al De monarchia), un po’ perché l’opera appare casuale rispetto al sistema ideologico di Dante relativo alla cosmologia. La Quaestio fu definitivamente riconosciuta come opera dantesca nel 1957 da Francesco Mazzoni, che scoprì una decisiva testimonianza di Pietro Alighieri.
Perché Dante scrive la Quaestio
Dante è in esilio, Inferno e Purgatorio non gli hanno procurato i benefici che si aspettava (a cominciare dal riavvicinamento a Firenze), al contrario lo
hanno danneggiato come autore. Cangrande della Scala non vuole o non può offrirgli il posto nello Studio scaligero al quale Dante aspira per concreti
motivi economici. In reazione ai suoi detrattori (era stato accusato anche di stregoneria), Dante distoglie l’attenzione dal Paradiso, quasi alla fine, e si dedica alla redazione della Quaestio, secondo i criteri previsti dal genere.
Il valore di questa edizione
Nel 1905 Leo Olschki decide di ripubblicare la Quaestio de aqua et terra nell’edizione del 1508 (l’edizione controversa dopo la quale il manoscritto che ne aveva fatto da riferimento era sparito) e, soprattutto, decide di farne un’edizione per il grande pubblico, proponendo il testo, unitamente alla riproduzione della prima edizione, in latino, italiano, spagnolo, francese, tedesco e inglese con lo scopo di presentare Dante come sintesi della cultura medievale. A distanza di 116 anni la casa editrice Olschki ripropone l’edizione con lo stesso obiettivo di Leo, integrato dalla volontà di mettere a disposizione una chicca editoriale unica, difficilmente replicabile nel mercato attuale, di un titolo inoltre singolarmente non reperibile altrove.
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