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Case del Popolo e Feste de l’Unità, sezioni di Partito e partite di pallone alla tv. Una piazza dedicata ad un operaio ucciso dai brigatisti rossi per poterla chiamare come una piazza di Mosca. Il mito sovietico sulle strade tra Firenze, Pisa e Livorno; Gramsci, Togliatti e Berlinguer vissuti come parenti stretti. Un viaggio in Russia fuori tempo massimo; amori, amicizie, famiglia e altre questioni private.
Un racconto comico e amaro dove le piccole memorie di paese si intrecciano
con la grande storia nazionale. Un affresco agrodolce, leggero e surreale,
sulla provincia toscana ai tempi dell’Urss, dove l’ideologia fa spesso la rima con
l’ironia e dove del comunismo si ride e si ruzza ma senza revisioni o rimozioni.
E quando, alla fine degli anni novanta, strariparono i fiumi di mezzo continente e
l’acqua mise in ginocchio le principali città dell’est Europa, in paese, a cominciare dal
mio babbo, furono in tanti a commentare: “Se c’era sempre i’ Muro di Berlino gliela
parava!”.
“Piazza Rossa” è anche uno spettacolo di teatro-canzone, che l’autore porta in scena
con Alessandro Cei o Marzio Matteoli.
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