Pensieri, un sogno avverato
Diffido della scrittura. Si può avere poca nobiltà d’animo e ‘saper scrivere’. Con gli alfabeti si possono creare mondi che non abbiamo mai abitato, inventare una vita che non abbiamo mai vissuto e che non sapremmo vivere.
‘Saper scrivere’ può essere una eredità culturale o di posizione sociale, sprecabile come qualsiasi talento, dilapidabile come qualsiasi eredità, con presunzione, con ostinazione, con indifferenza. C’è però una modalità di scrittura che apprezzo e che faticosamente costruiamo per cavare da noi quel che dentro ci preme. Come un naufrago in un’isola deserta a corto di strumenti per sfruttarne le risorse si forgia rozzi ma necessari utensili di sopravvivenza, così lo scrittore di cui parlo, l’uomo di cui parlo si adopra a farsi il suo lessico per dare un nome alle cose che ama e da cui è troppo distante. Un equipaggiamento essenziale che si porterà dietro nei suoi pellegrinaggi di esplorazione di quel luogo dove è capitato senza intenzione e senza preparazione. Vivrà, ma col pensiero della tanta ricchezza che mai godrà, dei beni e delle bellezze che lo circonderebbero se avesse avuto più mezzi per portarli alla luce. In ogni caso quel che la sua mano ha prodotto testimonia dello sforzo, della tensione, della passione per una vita anche altra da quella che gli è toccata.