«Una cosa buona della musica è che quando ti colpisce non senti dolore». Così Bob Marley in Trenchtown Rock, a simboleggiare il potere taumaturgico di un sound che annovera milioni di appassionati in tutto il mondo e che rappresenta uno dei più suggestivi linguaggi dell’alfabeto musicale globale. Sincopato e ondeggiante, il reggae affonda le sue radici nella storia della Giamaica coloniale, nel doppio humus delle sonorità rituali degli schiavi neri e dei ritmi di ballo della vecchia Europa. Una musica basata su equilibri precari e modalità creative eterodosse, caratterizzata da strumentisti anonimi e geniali, da studi tecnologicamente poveri ma in grado di trasformare carenze ed errori in svolte epocali, da personaggi musicalmente incolti che dialogano alla pari con professionisti affermati, da produttori diversi che seguono uno stesso artista e innumerevoli brani che scorrono sulla stessa base.
Gli Autori di questo libro, raccontano con passione questa avventura di musicisti e di discografie, di partiture e di sale d’incisione, di storie e di stili: le origini del reggae attraverso il mento, l’R&B, la cultura dei sound system, lo ska e il rocksteady; gli anni settanta, con il roots reggae, il rastafarianesimo, Bob Marley, il dancehall style, il new roots e il bashment; il reggae in Italia e le sue dinamiche particolari. In un racconto che evoca 45 giri graffiati, scrigni di una musica dal potere taumaturgico, materica, magicamente imperfetta, che lascia meravigliose tracce sul vinile e nell’anima.