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Tra il 1934 ed il 1938 piccoli gruppi di giovani ebrei che aspiravano a divenire pionieri in Palestina fecero il loro tirocinio di lavoratori della terra nell’Italia fascista. Provenivano dalla Germania nazista e da vari paesi dell’Europa orientale: Polonia soprattutto, ma anche Lituania, Romania, Cecoslovacchia, Ungheria. In Toscana, in Lombardia, in Piemonte, nel Veneto, questi giovani stranieri, quasi sempre di estrazione borghese, lavorarono a fianco dei contadini italiani per imparare a coltivare la terra. Erano ospitati in campi di addestramento indicati col termine ebraico di achsciaroth. Di solito, dopo un anno o più di addestramento emigravano in Palestina che all’epoca era sotto mandato britannico. La prima achsciarà in Italia fu quella di Ricavo di Castellina in Chianti, in provincia di Siena, che iniziò a funzionare nell’aprile 1934, proseguendo in Toscana con l’esperienza della tenuta agricola “San Marco” di Cevoli, nei pressi di Pisa. Ma il 2 settembre 1938 il governo fascista decretava la loro espulsione dall’Italia. Per i giovani presenti a quel momento nella achsciarà fu difficile trovare una terra d’asilo. In Germania non potevano tornare, anche perché molti di loro erano nel frattempo diventati apolidi; la Gran Bretagna concedeva un numero molto limitato di permessi di immigrazione in Palestina; i vari paesi d’Europa erano poco propensi ad accogliere profughi. Alcuni raggiunsero la Palestina. I più furono smistati in vari paesi d’Europa dove la guerra li raggiunse. Molti perirono nella Shoah.
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