La teoria dell’oculus carnis e dell’oculus cordis è elaborata da Ugo di S. Vittore nella sua opera De vanitate mundi. L’uomo possiede non solo un occhio “naturale”, ma anche un occhio “spirituale”, “soprannaturale”, con il quale può vedere “oltre”. Duccio, per il tramite del suo oculus cordis, ha creato un’opera d’arte straordinaria che, attraverso i secoli – come ricordano Marilena Caciorgna, Roberto Guerrini e Mario Lorenzoni curatori del volume – continua ad offrire un messaggio di fede a tutta la cristianità.