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L’enorme allestimento nel Palazzo Corsi, formato da oltre seimila opere tra dipinti, sculture, ceramiche, oreficerie, mobili, placchette, monete, sigilli, stoffe, disegni, incunaboli e cinquecentine, è descritto nella guida al Museo Horne curata da Elisabetta Nardinocchi, completata da testi e schede di Matilde Casati e Claudio Paolini, arricchita da biografie degli artisti, indici e glossario.
Il museo, come la Fondazione, prende il nome da Herbert Percy Horne, raffinato studioso inglese del Rinascimento che, trasferitosi a Firenze, decide nel 1911 di dare degna collocazione alla sua collezione privata e acquista un palazzo di via de’ Benci dando inizio a un lungo e accurato restauro. Se negli anni precedenti gli acquisti erano motivati dalla bellezza e dalla rarità delle singole opere, ora si profila nella mente di Horne il progetto cui dedicherà gli ultimi anni della vita: ricostruire la dimora di un gentiluomo del Rinascimento, dimensione nella quale lo studioso è ormai totalmente identificato.
Il palazzo, lasciato in eredità allo Stato italiano, diventerà “casa museo” e aprirà al pubblico per la prima volta nel 1921. L’attività è stata incrementata negli anni anche mediante varie mostre temporanee ospitate, legate soprattutto a un progetto di esposizione a rotazione del cospicuo fondo di disegni e stampe della Fondazione.
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