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Malavalle racconti di Maremma

Nel 1937, pubblicata dalla Casa Editrice ABC di Torino, usciva la prima edizione della raccolta di racconti dal titolo “Malavalle”, racconti che il loro stesso autore, Idilio Dell’Era, definiva già in quegli anni testimonianze di una “Maremma scomparsa”. Perle non solo letterarie, dunque, ma anche documentali, che rivivono oggi grazie all’iniziativa dell’Associazione Idilio Dell’Era, che ne ha promosso la ripubblicazione.
storie avvincenti che si leggono tutte d’un fiato…”. Don Martino Ceccuzzi, in arte Idilio Dell’Era, la Maremma la conosceva a fondo: aveva trascorso l’infanzia nelle campagne di Montepescali ed era stato poi parroco a Buriano a Ravi a Istia d’Ombrone e infine a Casal di Pari, dove in un assolato pomeriggio del 1944, messo al muro dai fascisti per la sua nota avversione alla dittatura, fu salvato dalla generosità dei parrocchiani che lo riscattarono con una colletta. Aveva stabilito una sintonia profonda con quella terra, che riesce a dipingere nella sua autenticità e che mirabilmente sintetizza nel toponimo che dà il titolo all’opera: Malavalle. Perchè la Maremma è sì una “mala valle”, il luogo amaro e malarico che fa da sfondo al racconto “Fiamme in padule”, nel quale talora è tanta la povertà che perfino le bestie, "tutte zoppite, speluncano qualche filo d’erba da far compassione ai sassi", ma è anche uno scenario di redenzione: proprio nella località di Malavalle, presso Castiglion della Pescaia, il Duca di Aquitania – Guglielmo IX – si ritirò in eremitaggio e penitenza, nell’ora della sua conversione. E allora la Maremma sa essere anche la terra gioiosa di una fede semplice e vera, che prorompe di giubilo in occasione delle Feste, come nel caso della Sagra della Pieve piccola in onore di San Guglielmo a Vetulonia descritta dal Dell’Era con straordinaria finezza. Ma questa regione dell’anima, prima ancora che fisica, rivive nell’opera delleriana, anche nel lessico, nella vivace coloritura dei termini del parlare contadino, avidamente ricercati dallo scrittore come uno scrigno di saggezza e di efficacia espressiva dei quali ha compilato un utile glossario il professor Francesco Rossi per rendere più fluida la lettura. Questa pubblicazione, quanto mai opportuna, rende un buon servizio ad una prosa ricercata e accattivante, sicuramente degna di essere annoverata fra le più alte espressioni letterarie del novecento italiano.

14,00 

Spedizioni entro 8 giorni. Perché vale la pena aspettare.

Editore

Codice EAN

Curatore

N.pagine

206

Anno

2010

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Malavalle racconti di Maremma

Nel 1937, pubblicata dalla Casa Editrice ABC di Torino, usciva la prima edizione della raccolta di racconti dal titolo “Malavalle”, racconti che il loro stesso autore, Idilio Dell’Era, definiva già in quegli anni testimonianze di una “Maremma scomparsa”. Perle non solo letterarie, dunque, ma anche documentali, che rivivono oggi grazie all’iniziativa dell’Associazione Idilio Dell’Era, che ne ha promosso la ripubblicazione.
storie avvincenti che si leggono tutte d’un fiato…”. Don Martino Ceccuzzi, in arte Idilio Dell’Era, la Maremma la conosceva a fondo: aveva trascorso l’infanzia nelle campagne di Montepescali ed era stato poi parroco a Buriano a Ravi a Istia d’Ombrone e infine a Casal di Pari, dove in un assolato pomeriggio del 1944, messo al muro dai fascisti per la sua nota avversione alla dittatura, fu salvato dalla generosità dei parrocchiani che lo riscattarono con una colletta. Aveva stabilito una sintonia profonda con quella terra, che riesce a dipingere nella sua autenticità e che mirabilmente sintetizza nel toponimo che dà il titolo all’opera: Malavalle. Perchè la Maremma è sì una “mala valle”, il luogo amaro e malarico che fa da sfondo al racconto “Fiamme in padule”, nel quale talora è tanta la povertà che perfino le bestie, "tutte zoppite, speluncano qualche filo d’erba da far compassione ai sassi", ma è anche uno scenario di redenzione: proprio nella località di Malavalle, presso Castiglion della Pescaia, il Duca di Aquitania – Guglielmo IX – si ritirò in eremitaggio e penitenza, nell’ora della sua conversione. E allora la Maremma sa essere anche la terra gioiosa di una fede semplice e vera, che prorompe di giubilo in occasione delle Feste, come nel caso della Sagra della Pieve piccola in onore di San Guglielmo a Vetulonia descritta dal Dell’Era con straordinaria finezza. Ma questa regione dell’anima, prima ancora che fisica, rivive nell’opera delleriana, anche nel lessico, nella vivace coloritura dei termini del parlare contadino, avidamente ricercati dallo scrittore come uno scrigno di saggezza e di efficacia espressiva dei quali ha compilato un utile glossario il professor Francesco Rossi per rendere più fluida la lettura. Questa pubblicazione, quanto mai opportuna, rende un buon servizio ad una prosa ricercata e accattivante, sicuramente degna di essere annoverata fra le più alte espressioni letterarie del novecento italiano.

14,00 

Spedizioni entro 8 giorni. Perché vale la pena aspettare.

Casa Editrice

Anno

2010

N.pagine

206

Formato

16×24