Il libro ripercorre la vicenda umana di Cordelio Storai, maresciallo dei Reali Carabinieri, fatto prigioniero in Jugoslavia e internato in Germania, e di sua moglie Rita durante la drammatica quotidianità della Seconda Guerra Mondiale, in uno dei tanti paesi toscani investiti e devastati dal conflitto, Monsummano, in provincia di Pistoia. La memoria di quel tragico periodo viene meticolosamente ricostruita dall’autore attraverso documenti, racconti, testimonianze e – soprattutto – attraverso l’attenta e commossa lettura della corrispondenza che i due si scambiarono tra la fine del 1943 e l’estate 1945. La prosa colta e scorrevole dell’autore accompagna il lettore nella ricostruzione di quegli anni procedendo sulla giusta distanza fra l’oggettività degli eventi storici narrati, la loro greve incombenza sui destini dei protagonisti, e la vicinanza affettuosa nei confronti dei fatti più piccoli, quotidiani e intimi in una drammatica oscillazione fra le sorti degli “umili” protagonisti e del mondo intero. Le lettere e le cartoline, come si vede nella ricca appendice iconografica, erano prestampate in moduli che costringevano le parole nell’angustia di un numero predefinito di righe, contornate da timbri e simboli mortiferi e dalle parole della burocrazia tedesca, espressione cupa del potere che tutto può e tutto vede. I fogli viaggiavano fra il campo di internamento e un paesino dell’Italia occupata e faticosamente liberata, fragili fogli di carta a cui aggrapparsi, per resistere, per continuare a vivere, nella speranza di un futuro diverso.