In ognuno dei sedici racconti, i migliori del Premio ArtediParole 2011, emerge la volontà quasi anacronistica di sublimare lo squallore della società attraverso una lingua italiana curata e forse fin troppo forbita. “È palese – scrive Gianni Conti – come molti giovani siano stanchi di rimanere chiusi in un recinto monotematico e volgare e desiderino crescere scegliendo, al di là del Pensiero Unico, cosa è il Bene e cosa è il Male”. Dai testi traspare il bisogno di allontanarsi da alcuni tratti ormai distintivi della letteratura italiana contemporanea, come l’uso inflazionato di uno stile basso, ridotto ai minimi termini, privo di memoria e di passato. “Mi pare emerga la necessità – afferma lo scrittore Francesco Recami nell’introduzione – di uscire da una dimensione adolescenziale praticata negli ultimi anni, soprattutto da scrittori e scrittrici che adolescenti non lo sono più da un bel pezzo”.