Il modo di condurre l’esistenza dell’uomo massifcato, conformato, che non guarda mai con i propri occhi, che non ha alcuna curiosità, io lo chiamo disincantato. Uno sguardo disincantato è uno sguardo che non distingue i colori della vita, uno sguardo per il quale tutto è indifferente o di poco conto, se non tocca il proprio interesse. Da questo punto di vista individualizzarsi signifca riscoprire, o scoprire per la prima voltai motivi di incanto che la vita sa offrire. Come se si fosse graziati da una condanna a morte, o convalescenti da una malattia da cui si temeva di non fare ritorno. Amore è la disposizione dell’anima verso ogni motivo di incanto. L’etica del reincanto ha ad oggetto il processo della individualizzazione: quel processo che conduce a fare di
se stessi una individualità distinta, fondata sulla capacità di discernere e di scegliere, di progettare e di orientare la propria vita, contro la “cultura” della mercifcazione, perché è questa a costituire oggi il disincanto: un’idea del mondo dove tutto ha un prezzo e niente ha un valore. L’arte di amare è la quarta strategia del reincanto dopo il dialogo, il silenzio e il camminare.